Dicono di noi
Luca Mastrantonio,Corriere della Sera
Quando entro nella libreria Baravaj faccio un doppio viaggio nel tempo. Nel passato prossimo, perché trovo i libri che avevo smesso di cercare, o le prime edizioni, invecchiate bene, di libri che avevo letto in qualche nuova edizione economica o tascabile e mi restituiscono l’illusione di un tempo perduto. E poi c’è il salto nel futuro semplice, perché è facile fidarsi dell’incontro casuale con un titolo nuovo o meno noto, farsi consigliare da Federico. Non sarà mai tempo, né denaro sprecato. La selezione è semplice: da Baravaj si trovano i libri che valeva la pena venissero stampati. Stanno solo aspettando il lettore giusto.
Martina Sacchi, blogger _bookworm _acticus _
Fino a quando non ho conosciuto Federico non sapevo ancora che, in fondo in fondo, il mio sogno di bambina era avere come miglior amico un libraio. E in più un libraio che mi ha permesso di conoscere un mondo nuovo, totalmente inaspettato, fatto di pagine odorose, crocchianti, pagine che sono state sfogliate da altri prima di me e che hanno trovato la strada di casa mia per un caso o per un consiglio mirato.
La Libreria Baravaj accoglie sulle sue mensole un catalogo anarchico di libri usati, rari, fuori commercio, prime edizioni, di ogni genere e specie.
La Libreria Baravaj è l’utopia del lettore accanito, fagocitante, curioso, coraggioso, pronto a saltare sul treno sempre in corsa delle storie narrate. Ma è anche il luogo dove il lettore più timido può, silenziosamente allungare una mano verso lo spazio sottile tra due tomi per trovare la perla che accompagnerà le sue notti, ammaliandolo di un’insonnia gioiosa.
La Libreria Baravaj è il posto dove per un paio di mesi ho lavorato la sera, facendo più scontrini a me stessa che agli altri avventori.
Federico e la Libreria Baravaj mi ha hanno dato La pioggia Gialla di Llamazares, Rullo di tamburi per Rancas di Scorza e Il Reggimento parte all’alba di Buzzati.
E insomma. La Libreria Baravaj è casa.